È una specie di intervista questa storia, raffinata e semplice insieme. Fatta di niente, di noia e gesti, atteggiamenti. Ora che Giselle è morta, Anne parla di lei. Sono due attrici. «Era una che se ne stava distesa, senza chiedere niente, in mezzo ai fiori e alle chiacchiere».
Anne è distaccata dal mondo com’era lei, lo guarda da una finestra. Non è importante, sembra dire. Si tratta di un trucco. «Ci vuole talento per passare il tempo ad avere un’altra vita, da qualche parte, allenandosi a scomparire.
Giselle aspettava che la ruota girasse per fare di lei un’ombra. Come la polvere del suo corpo, ceneri al vento sulla tomba del primo amore. Gli anni le avevano cosparso la faccia di letame, nessuno la baciava più. Poi di colpo è tutto finito, la sua compagnia di attori, i funerali degli amici e dei genitori. L’apparenza è un canto di morte, ma finché non scomparirà l’ultima storia, ci sarà qualcosa da dire. E i fantasmi non smetteranno di cercare qualcuno con cui chiacchierare.
La vita sembra la recitazione. La voce si perde in un pozzo, qualcuno ascolta e fa in tempo a raccontare. Ecco di cosa è fatta, di che materia. «Giselle si mandava i fiori da sola. Non era per incontrare i fattorini».
Anne-Marie la beltà/Yasmina Reza Adelphi 2021