La luce naturale affiora, non sa quando nasce e muore. I passi premono sul terriccio e sulle foglie bagnate, lasciano continuamente segni sul percorso e nel silenzio. Dai ricordi avanza un intervallo, i raggi mi sorgono alle spalle, piedi e ombre si muovono governati di trame.
I pensieri rispondono alla gravità. Ora fluttuano e il sonno non c’è più. Mentre cammino la trasformazione cancella i ricordi di come eravamo. Guardo una massa di nubi distinte una dall’altra, la pioggia notturna ha disperso le acque. Tornano nel nulla le Perseidi, oltre la linea del dolore dove ogni estate si fa deserto. Ora la riva ascolta i morti e le baldorie dei mesi di calca, le fughe di là del mare.
E lei sospira nella fine apparente. Lei chi, non ho risposta. Seguo le melodie e le crepe. Penso a un grembo, scendo dalle braccia, non è che una presenza.
Ci guardano i momenti e non c’è altro. Immagino un colpo o un precipizio, ho i segni addosso, al risveglio tutto è quasi vero. Non so dove ho già visto, dove ho provato un gusto uguale. Come le onde scorrono i fiotti di materia dentro il nulla. Circolazione. Ogni parte di sangue è uguale all’altra, non ha nome.
Sembro appartenere a questo ballo, in una sala familiare riconosco i pezzi. Una è la paura, quella la furia e ultima si mostra la regina. La tela mette insieme le persone, le avvicina lungo la pasta scivolosa. Cantano, da qualche parte, gli uomini sgolandosi al cielo perché una dea sia propizia e clemente. Risalendo vedo la marea che si rigonfia, un corpo di genti sulla costa fa un frastuono che si colma fino a quando c’è il silenzio.
Ballano.
Mi riposo nel mattino schierato. Più in alto ancora vedrei alternati cataclismi e pace, le eruzioni e la crosta, lo sterminio sembra una festa tutta intorno al vitello sulla pira. Vecchie foto di carta si animano nelle scintille. Abito sulla spianata che circonda il vulcano, dove si narra una esplosione leggendaria. Per ricordarla, una volta per anno in mezzo ai villaggi, fanno fuochi altissimi le cui faville ricadono al suolo, una per una, come parole dopo le pronunce. I colpi battono le pelli fino al giorno, fino a quando la notte è vinta.
Per scrivere un diario di ascolto servono settimane. Per distinguere le cose circondate dal buio, prima che scompaiano di nuovo. I sensi perduti. Che cosa vuol dire “Ira”.
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IRA- IOSONOUNCANE – 2021