Privo di tempo il pensiero si spezzetta appena formato, le parti parlano tra loro, si toccano e scompaiono. La strategia tradizionale, la misura e il controllo non hanno peso. Le canzoni compongono una partitura da ballare e cancellare, sparisce il pubblico e la gente, per ultima l’orchestra, con gli strumenti a cercare disperati un messaggio che manca.
L’ultimo disco materiale dei Radiohead era in due parti, in mezzo tra la fine e l’inizio del millennio, c’era una luna artificiale su di un paesaggio di ghiaccio e bit. Ad ogni uomo corrispondeva un altro uomo uguale, così le vite duplicate fluttuavano nei suoni marini, rimettendo alle correnti parole a manciate. Ci penseranno le onde, il primo dispaccio richiamerà il successivo e andranno insieme all’approdo, tutto è un caso.
Così credevamo.
L’amore percorreva i segnali radio delle supernove, erano giorni di assenza, racconti mai sentiti provenivano da un mittente sconosciuto. Le colonne sonore di allora si sono sfaldate con le città sommerse, i fiati hanno perduto la voce, restano i versi dei mammiferi marini. I loro ricordi.
E i corpi giganti sulla costa.
Le note sbuffano alle primissime luci, pesci, politici e imperatori di parole nuove, silenzi tristemente noti, elegie, rigirano sulla battigia. Big band, arrangiamenti da seminterrato, battute a festa e a morte insieme. Un fischio torna negli altoparlanti, nei mangiadischi zeppi di vanità.
Campane.
Un corpo in due ritorna da un lontanissimo ieri, chiude il cerchio degli anni zero di fantasmi e nostalgia. Parlo e non so se mi senti.
Era il futuro che sembrava umano, venti anni fa.
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Kid A Mnesia – Radiohead – reissue 2021 -2001