è ora la notte d’Italia

È ora. Adesso. Una notte strana, senza luna né stelle, illuminata da infinite fonti di luce artificiale. Perché viviamo un paese folle che somiglia a un inferno, dove i palazzi hanno gli occhi e i fari ci stanno addosso, un assedio dove non c’è pace, dove la tenebra è accesa di fuochi e la troppa luce provoca cecità.

L’agguato al presidente Aldo Moro fu un atto di guerra, ma più ancora è stato ed è un congelamento: la strage lascia vivo un uomo addormentato, prigioniero come lo stato e il suo tempo, lo stesso dove siamo rimasti. È tutto uguale. Come allora siamo un paese immobile che dorme tra incubi e temporali, con le mani segnate di morti e balle. Abbiamo ricordi confusi e il futuro perseguitato.

Tra una messa e l’altra in cinquant’anni sono esplosi treni, aerei, uffici e stazioni, autostrade e piazze. Le autobombe hanno sparso al vento carni innocenti facendo vittime a centinaia. Sono caduti politici, magistrati, sindacalisti, carabinieri e poliziotti, giornalisti, testimoni, passanti, un cuoco e un poeta. Fino agli anni settanta c’erano il ferro e fuoco e la rivolta, la minaccia armata e le manifestazioni, poi si è consumata una completa perdita di senso. Le cose sembravano accadere senza motivo, mentre la televisione ci mangiava il cuore con una luce ininterrotta – Proprio in queste ore si muore sotto le bombe e non importa a nessuno. Nei giorni del sangue e della guerra si parla di più, si farnetica come allora, divisi in mille pezzi tra fermezza, trattative e trallallà. 

 «La Democrazia cristiana dovrà rispondere pubblicamente delle proprie colpe»

«Liberatelo, senza condizioni»

«Dopo l’interrogatorio ed il Processo Popolare il Presidente della Democrazia Cristiana è stato condannato a morte».

«Mi dimetto da tutto. Comunico la mia rinuncia totale ad ogni tipo di carica per incompatibilità»

«Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’Onorevole Aldo Moro in via Caetani. Ripeto, via Caetani. Lì c’è una Renault 4 rossa»

«Ma non le sembra insensato, tutto questo?»

«Se vi fosse luce sarebbe bellissimo»

Quando il bagliore ci ha sopraffatti, scaricando pezzi di innocenza dappertutto, le scintille e le schegge sono volate nello spazio: alcune sono andate perdute, altre sono tornate giù, ancora incandescenti o spente, come oggetti provenienti da altri mondi. Ma la verità ha a che fare con il buio, è una scatola nera dove chiedono pace i segreti della nostra storia. Essa appare sotto luci flebili nella camera oscura, è un’immagine chiara sulla pellicola. 

Nella prima foto Aldo Moro ci guarda dalla prigione delle Br, col giornale tra le mani. Ha un’aria stanca, provata. Nella seconda c’è il suo cadavere nel vano di una macchina, offerto alla piazza piena di gente. In mezzo c’è il racconto che ci manca.

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Esterno notte- 2022- Marco Bellocchio- Film