Intervista col vampiro

«Quello sono io. Quella è la mia storia» 

La pellicola si proietta sullo schermo, le pagine di un libro avanzano e una canzone si diffonde dalle casse di un bar. Siamo dentro un immaginario che ci riguarda, la storia parla di un padre che è mio padre, una voce racconta e mi riconosco. Sono nello sfondo familiare di un tempo trascorso, perso nella boscaglia. C’è un momento in cui una persona ascolta il richiamo che lo riporta alla foresta cui è destinato, una rottura in cui accade qualcosa che rimette il mondo in un ordine altro. 

«Sotto la pelle dura che serve per esistere». 

La materia ci separa nello spazio dove fluttuiamo tra gli attriti, oltre le barriere che lasciano in piedi i pezzi di senso più forti. Esiste una polpa interiore non negoziabile che supera le membrane nello spazio tra le persone. Nell’etere scorrono bastimenti e carri di trasporto sotto le soglie dei sensi: materie eccezionali.  

«Andremo ai leoni. Essi proveranno a distruggere i sogni e le parole, ma noi non dobbiamo fermare il nostro tempo»

Le frasi si formano tra chi ascolta e chi parla, risalgono lungo la platea, restano in bilico o affondano. Il terrore è architettato con cura dal nostro ingegno. Solo a guardarlo provoca una scorsa inspiegabile di piacere, vago che diventa un sollievo, mai peggio del nulla. 

«La paura ha un corpo, eccola di fronte a noi, viva con un volto e uno sguardo. Ha in sé la nostra stessa bellezza».

L’attore Gary Oldman è ospite del Giffoni Film Festival: la geometria lo dispone sul palco al centro di un semicerchio di ragazzi con la platea di fronte, in uno schema di domande e risposte. Di mezzo c’è una traversata ininterrotta di immagini come in ogni interlocuzione. La voce dell’attore passa ad una interprete quel che il suo cuore rimette ai pensieri nella prima traduzione, il passaggio di stato tra due lingue. La seconda traduzione riguarda lui e il pubblico, entrambe hanno un sostrato immaginario che si smonta e si ricostruisce, con gli umori dello spazio ad influenzare le traiettorie delle frasi, le loro intenzioni. Nel vuoto accadono atterraggi, ritorni e precipitazioni, gli occhi non possono cogliere, il suono non rientra nei nostri spettri. La pelle per prima e il ritmo del respiro avvertono gli accidenti di cui parlo: resto a guardare le soste in quota dei concetti appena nati, piccole esplosioni appena più di niente. L’attore sul palco parla e non riesce, cincischia, si muove cercando le cose nella sua mente, le ha davanti, le vede che vorrebbe toccarle e farcele toccare per toccare noi, per illuminare qualcosa che non si vede…

«Nella vita abbiamo paura di essere invisibili, di non sentirci amati. Sono qui, torno a mio padre. Il padre di chiunque sia in ascolto».

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Appunti reimmaginati dall’incontro della sezione Impact del Giffoni Film Festival con l’attore Gary Oldman, 28 luglio 2022.