Qui giace la memoria degli inverni passati, chiusa sotto le calotte mentre l’acqua va giù e il ghiaccio non sta mai fermo: l’infanzia si nasconde al tempo, continua a rinascere, d’estate, sulle altezze irraggiungibili, dove collassano le stelle, nei rifugi deserti senza nessuno. Al disgelo sorgeranno le ossa e i denti spaccati, pezzi di corpi nell’erba alta, attrezzi e oggetti, giochi.
Non c’è differenza tra leggerezza e gravità, parti del giro come le stagioni. La tua lingua rossa tenuta contro i denti a questa temperatura libera suoni che diventano fumo. Mi parli nel bianco che sembra morire dappertutto, parti di cielo sanno di te meglio di te. Mi cerchi, tra i segni sulle curve di livello, isoipse sulla carta di un luogo.
Qui la luce sfugge agli occhi e non immagina niente, la città non si ricorda più. Le montagne parlano tra loro col cielo in mezzo, raddoppiano nel lago, un vento calmo esce dallo schermo. Costruisci una casa di ricordi per dormire sotto il gelo.
«Come si arriva in cima?»
«Sali per la pietraia. Non puoi sbagliare cielo»
Qui dove le lacrime ghiacciano la natura astratta di colpo esiste, laghi e fiumi si indicano con le dita come il tuo viso. Un uccello-pianeta volteggia altissimo per le sepolture celesti, polveri di ossa offerte alla natura, un nonnulla nell’alito del mondo.
Nella nebbia vedi tutto, ti sembra di sentire il freddo, il fuoco che scoppietta, da più in alto le rocce spuntano dal bianco e noi siamo neve sulla neve, rapaci di foresta o gabbiani di mare sulle città. Non sarai nel luogo dove hai perduto qualcuno, ma per ogni altrove.
«Le parole. Finalmente le hai trovate»
——————————
Le otto montagne- di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch- 2022- Film