La malinconia tiene insieme le relazioni come lo spazio bianco fa con le parole, si diffonde mentre gli anni passano e diveniamo polveri visibili in agglomerati, bolle che si formano casuali quando le cose si corrompono.
Tre amici e una donna, Genova esplode nel 2001, l’amore pervade il mondo indifferente di bene e male, l’uscita di una piazza diventa un fronte e la mancanza, la permanente assenza di qualcosa ci muove e ci fa muovere anche se il sonno ci sovrasta, la stanchezza allontana le azioni e non riusciamo a perderci.
Ho un desiderio d’estate mentre l’ombra si fa chiamare sera, le giornate sono già luminescenti nei pensieri, nei pori che si parlano da persona a persona, facendo un ponte e un canale di marea, un brivido quando il sole va a picco. E poi dovresti avere un senso di dolore, per via delle frasi, in realtà strumenti uguali a un sogno o a una pietra, armi o stoffe, sollievi e ferite: scrivere vuol dire tenere la mano, affondare in un corpo e infiniti altri.
E lo spazio e il tempo e ora non esiste più niente, l’estate disperde un pugno di sabbia sulla pelle, le voci dei ragazzi a dirsi vive, nel nulla dove ribatte il mare e tutto si muove indifferente in un luogo dove non esistono il bene e il male. La narrazione ha un che di pensiero, non sembra scritto ma sospeso, vivido di carta e sentori. Resta un lucore dopo la lettura.
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Solo vera è l’estate- Francesco Pecoraro- Ponte alle grazie 2023