Love island

E poi perché non si dà seguito all’impeto

dell’inizio, formando onde regolari 

e altre onde da una prima forza 

dalla furia iniziale del mare 

che esplode per sua natura

e ci trascina fino al quinto canto

in un girone in una stanza

o un’isola?

La risposta è sempre l’amore, non c’è da perdere il senno, se la vita è crudele come l’arte che al dolore cerca riparo. Allora va bene scegliere il regno di un regista o di un poeta, a patto di trovarsi una distanza: se “Scene da un matrimonio” ha generato migliaia di divorzi, forse era meglio lasciarsi. Così una coppia di artisti segue i passi di Ingmar Bergman e dei suoi film, e le storie si aprono una nell’altra: i protagonisti sperduti nel mare del Nord cercano le proprie ispirazioni, alloggiano in due luoghi diversi, si separano nello spazio dell’isola e si cercano, in una camera da letto, per un reale conforto.  

È evidente che le distanze non dipendono dagli abbracci, che a stringersi non si colma lo spazio tra le anime. Così provare un crepaccio, buttarsi alla ricerca di un nulla non costruisce un nuovo io. E la bellezza del luogo è opprimente, si ripete all’infinito, e le parole immaginate ugualmente, come i messaggi e le domande rimaste, non sanno di niente. C’è un passato, un’immaginazione che confonde la realtà: «E dove sei, dove sei stata, mi hai lasciato solo, perché non mi dici più niente di te». 

Se guardo la casa con dentro quei due, sento l’odore vuoto di legno, privo di tracce e desiderio, come se i corpi fossero altrove: mi sento triste, non trovo rimedio, poi capisco che la pellicola trattiene il sentimento e lo rigenera, ci prova come fa la scrittura; raccoglie il mistero e i fantasmi, supera le secche con una barca, una zattera o una fune. A volte è meglio del nulla iniziale, quando la tempesta trascina e fa da sé. Quando nulla importa che l’amore.  

—————

Bergman Island- Mia Hansen-Løve – 2021- Film