Ti guardo, Principessa, ti guardo mentre suoni e ti giuro eterno amore. Ti guardo lungo un sentiero scavato dal tuo odore con le ali, che i profumi artificiali non possono tarpare. Ti guardo e ti aspetto, mi segui fino a dentro la boscaglia, fino agli occhi di un uomo prigioniero. Tua madre pure ti guarda, che senza la tua cura non sa stare, tu piccola e lei più piccola ancora, perduta tra le offese e le finestre. Ti guardano le strade e le mura, coi buchi dove passa la polvere che arriva fino a dentro gli occhi e poi al cuore.
TI cerco e scappi, una volta ti fermi di botto, sulle scale, dove le case sono rotte o spezzate e i tetti si mettono d’accordo per dividersi tagli di cielo. La radio trasmette l’azzurro, fa il suo dovere di ricordo e tu balli, nello spazio e nel tempo, percorri un pianoforte che risale tra le corse e i cortili.
Si dice pianola o tastiera?
Qui siamo passati a toccarci con gli occhi
Quando eri piccola com’eri?
Ti faccio piangere.
Così funziona il tempo, appiccicato alle canzoni e agli oggetti, sotto le travi di un ponte in costruzione, nelle baracche di lamiera dove i bambini parlano ai fantasmi, prima che l’ombra dell’autostrada porti via l’adolescenza. Sottovoce, come uno scempio che grida sempre meno.
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Piano piano- Nicola Prosatore- film 2022