La città era un enorme luogo psichiatrico dove tutto cospirava contro il codice penale e il lavoro e la politica e i servizi segreti. Nel margine di un bagno pubblico, nelle retrovie dormitorio, sotto i piloni mangiati dalla pioggia, dalle grate dei sotterranei risalivano le malerbe. Era tutto un continuo dentro e fuori, come il sesso; il dolore dei tagli luccicava di desiderio interrompendo a forza il bianco e nero. Senza soldi e altro che sogni, i ragazzi erano esausti di recite e vaniloqui.
Fu così che seppi di essere cattivo
chiedendomi dov’era il momento dell’eroe
In casa c’erano fumo, feste a due bocche e parole notturne. Passavamo da una sala a luci rosse al Kgb, poi all’esilio e a Nuova York, restavamo liberi e giovani fino alla riva del nulla, vestendo costumi ogni volta diversi. Di notte che era quasi alba diventammo nudi che il dolore apriva gli occhi. E l’occidente era un ballo di sangue e taxi, prismi d’argento e incroci, lussuria e stampe fotografiche: Le modelle offrivano spot ad armi spianate, colori e cosce e sigle tv.
A che serve tutto questo
se per difenderci
costruiamo altari ai santi
e ai fantasmi
che ci abbandonano per amore
Diventammo altri con trucchi e segni lasciandoci abitare dalle cose, noi stessi fantasmi nei quartieri perduti, noi stessi pensieri-interferenze, diventammo buio. La musica ci trasformava con i superpoteri, avevamo un altro nome, c’era la gloria dei corpi privi di pena. La politica e la dittatura messe insieme nel fuoco seminavano rovine, non c’era più nulla di sacro: ballavamo perduti sul tetto allagato della torre gemella rimasta.
È per ballare che si vive
chi non danza
non sa neanche mentire
è certo un impostore
l’amore la rivoluzione
la febbre i bar
e la libertà sul fondo
sparirono quando la rabbia inesauribile dei ragazzi prese le armi
fu la guerra
per sempre la guerra
come un finale
La poesia racconta dei mostri che presto saranno liberi per sempre. Ci sarà il fuoco e poi la neve poi di nuovo il fuoco. E poi.
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Limonov- The Ballad- Kirill Serebrennikov / Film 2024